Con questo post vorrei dare un piccolo contributo di idee alla ricerca scientifica, affinché intensifichi e affronti, con maggior vigore, gli studi per arrivare alla soluzione dell’enigma che c’è dietro la nascita e lo sviluppo della Sclerosi Multipla.
E molte idee mi sono venute leggendo i Post della Bloggista *apeindiana*, collegandole poi a mie esperienze e trascorsi di vita.
La Bloggista *apeindiana* parla molto appassionatamente della sua India: comportamento, religione, alimentazione, usanze, tradizioni, ecc.
C’è un episodio della mia vita, riguardante la mia malattia, la Sclerosi Multipla, che collego indissolubilmente all’India.
E’ un episodio attraverso il quale, studiandolo minuziosamente e approfondendolo, si potrebbe arrivare ad una chiave di volta nella soluzione dell’enigma che avvolge ancora questa malattia. Enigma riguardante le cause che la innescano, che la fanno insorgere e che la sviluppano senza possibilità di contrastarla e arrestarla.
Cinque anni fa ero ricoverato per le cure di routine. Mentre passeggiavo molto faticosamente e appoggiato al corrimano del corridoio, notai che un giovanotto, in visita ad una degente anziana, mi squadrava. Vista la sua insistenza, per me ossessiva, mi feci coraggio, mi accostai a lui e gli feci capire che volevo conoscere il motivo per il quale mi scrutasse in quel modo. Ero all’inizio della malattia, ed essere rimirato in quella maniera mi procurava un senso di notevole disagio per via della nuova condizione che mi trovavo a dover imparare a vivere da quel momento in poi: prima ammirato per prestanza, ora, pensavo, soggetto a compassione. Cercavo quindi di capire, per dominarli, gli aspetti psicologici che avrei dovuto affrontare nel proseguo della mia vita.
Con quel ragazzo che mi scrutava, s’instaurò, da subito, una forte amicizia, durata, ahimè, solo il periodo del mio ricovero e proseguita con qualche telefonata. Mi ero quasi aggrappato a lui come ad un’ancora di salvezza: aveva dei segreti da rivelarmi su come sopravvivere a questa malattia. Segreti o semplici accorgimenti che non ebbi modo di appurare fino in fondo.
Il punto è questo: era anche lui ammalato di sclerosi multipla e capii perché mi squadrasse a quel modo e si stupiva del mio modo di ancedere, mentre lui era ritto in piedi, e non seduto, e senza alcun appoggio, a conversare e a premurarsi tranquillamente per sua madre distesa sul letto e camminare tranquillamente.
E mi raccontò la sua storia che riporto qui brevemente quale contributo alla via della ricerca.
All’età di 21 anni aveva avuto una grossa delusione d’amore. Un amore così grande che, se interrotto, non puoi uscirne così a cuor leggero. Infatti lui, nell’attimo della percezione dell’abbandono definitivo, sentì come una grossa scarica elettrica attraversargli tutto il corpo, che lo fece barcollare e dovette appoggiarsi per non cadere.
A suo dire fu la causa che segnò l’inizio della sua malattia: una grande delusione amorosa.
I giorni successivi a quell’evento furono contrassegnati da visite mediche, ricoveri, fino ad arrivare alla diagnosi: sclerosi multipla.
Stette quattro anni sulla sedia rotelle: cortisone, interferone. Sempre peggio.
Un suo amico (quello del “chi trova un amico trova un tesoro”), amante di quel subcontinente, lo portò di forza e di “peso” in India. E li stette sei mesi, o forse un anno, o forse più. Dovette forzatamente alimentarsi con cibi locali, e vivere la vita di là.
Tornò in Italia, ritornò in India. Fece la spola due, tre volte.
Dopo quattro anni di sedia a rotelle e di quella vita, avanti e indietro con l’India, ABBANDONO’ LA SEDIA A ROTELLE e ricominciò a camminare.
Nel 2001, quando lo conobbi, erano già sei anni che viveva fuori dalla sedia a rotelle. Aveva sì altri problemi connessi con la malattia: problemi alla trachea, con interventi chirurgici subiti per migliorare la respirazione, aveva problemi vescicali, ecc. Ma era autonomo e indipendente ed viveva da solo. E quindi doveva farsi tutto da solo.
DUE VOLTE ALL’ANNO si reca in India a procurarsi gli alimenti. Non so di che alimenti si tratti: non ho avuto mai modo di appurarlo, anche perché su questo argomento voleva mantenere UN SUO SEGRETO.
Era diventato di religione INDUISTA fervidamente praticante e, per i dettami di quella religione, credeva nella REINCARNAZIONE. E quindi non mangiava più carne rossa: solo carne bianca e vegetariano. Dedicava molto tempo alla meditazione e alla contemplazione: e con ciò, ricostruiva la sua vita, si rigenerava.
Il dottor Scapagnino, penso sia suo figlio, non lui, ha vissuto un lungo periodo in India per studi e osservazioni su quella popolazione. E ha verificato che gli indiani autoctoni sono immuni da certe malattie neurologiche che affliggono i paesi “occidentali”, quali, sclerosi multipla, parkinson, alzhaimer.
Collegando la storia di quel ragazzo con i risultati di questa ricerca, vengono alla mente alcune ovvie domande:
E’ quindi acceso un altro filo di speranza per chi ha contratto queste malattie, o è solo pia illusione?
E’ solo con il rigenerarsi e rinascere alla vita primordiale che si possono combattere e contrastare certe malattie?
Certamente in queste esperienze di vita ci sono le chiavi per dare parziali risposte a questi interrogativi. Vanno cercate e studiate.
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